Abitare l’esistente

Quarta di copertina

“Ci piacerebbe che l’amore per il paesaggio marginale, per le figure architettoniche semplici, per il risparmio non solo energetico, comunichi il nostro impegno dentro la tradizione, lontano dagli slogans e dai manifesti teorici, distante dall’arte di inventare ogni giorno qualcosa di originale. Se potessimo guardare questi lavori con gli occhi del critico, li vedremmo come frammenti in-finiti e in di-venire. Qualcosa che potrebbe raggiungere, a poco a poco, la sua compiutezza”. Curiosità, continuità, dialogo tra entità inconciliabili e speranza sono i concetti e le parole presenti nella Postfazione.
La speranza s’incontra anche nella scrittura coinvolgente e brillante della Presentazione di Aimaro Isola e visitando le quattro architetture di piva&b (Cesare e Paolo Piva) raccolte in questo libro. Sono approdi architettonici di una lunga avventura famigliare e costruttiva iniziata negli anni Cinquanta, densa di case e palazzine, di ville e villini disseminati nel paesaggio dell’Alto Piemonte. Che cos’è il paesaggio per un architetto? Può essere svelato “scientificamente”? Il paesaggio è natura e opera umana, teatro dell’architettura e matrice di forme e idee. In questo libro rappresenta una segreta religione, definibile come qualcosa di misterioso, che “ama nascondersi”, che deve essere decifrato e modificato con conoscenze pratiche, con coscienza storica, ma soprattutto deve essere immaginato dallo spirito.
Le case di “abitare l’esistente” sono il frutto di una moltitudine di incontri e collisioni, di saperi e prassi, con clienti e artigiani, amici e collaboratori. Esprimono la storia dell’anima di queste persone.

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